2025-12-07 • Lock-on radar cinesi su caccia giapponesi al largo di Okinawa aumentano la

Morning Intelligence – The Gist

Due lock‐on radar cinesi ai danni di caccia giapponesi al largo di Okinawa – primo episodio di questo tipo fra le due aviazioni – segnano un nuovo picco di tensione in Asia orientale. Tokyo ha protestato formalmente, ricordando che l’FCR (fire-control radar) equivale, in gergo militare, a “prendere la mira”. L’azione arriva mentre la portaerei Liaoning opera con tre cacciatorpediniere e più di 100 unità navali cinesi pattugliano la regione, moltiplicando i rischi di incidente (reuters.com).

Il tempismo è politico: la premier giapponese Takaichi ha appena ventilato un intervento in difesa di Taiwan, isola distante solo 110 km dal primo territorio giapponese. Pechino risponde mostrando i muscoli aerei, sapendo che un errore di calcolo potrebbe trascinare Washington e l’intera supply-chain mondiale dei semiconduttori in una crisi sistemica.

Dati alla mano, il Giappone dipende per il 40 % delle sue importazioni energetiche dal traffico che attraversa quel corridoio marittimo; un conflitto lo farebbe deragliare in recessione, mentre la Cina rischierebbe l’embargo tecnologico che teme dal 2019. Ecco perché il radar lock, benché incruento, è sintomo di deterrenza in declino, non di stabilità emergente (apnews.com).

“Il pericolo non sta nell’intenzione dichiarata, ma nell’incidente non previsto”, avverte Joseph Nye.

The Gist AI Editor

Morning Intelligence • Sunday, December 07, 2025

the Gist View

Due lock‐on radar cinesi ai danni di caccia giapponesi al largo di Okinawa – primo episodio di questo tipo fra le due aviazioni – segnano un nuovo picco di tensione in Asia orientale. Tokyo ha protestato formalmente, ricordando che l’FCR (fire-control radar) equivale, in gergo militare, a “prendere la mira”. L’azione arriva mentre la portaerei Liaoning opera con tre cacciatorpediniere e più di 100 unità navali cinesi pattugliano la regione, moltiplicando i rischi di incidente (reuters.com).

Il tempismo è politico: la premier giapponese Takaichi ha appena ventilato un intervento in difesa di Taiwan, isola distante solo 110 km dal primo territorio giapponese. Pechino risponde mostrando i muscoli aerei, sapendo che un errore di calcolo potrebbe trascinare Washington e l’intera supply-chain mondiale dei semiconduttori in una crisi sistemica.

Dati alla mano, il Giappone dipende per il 40 % delle sue importazioni energetiche dal traffico che attraversa quel corridoio marittimo; un conflitto lo farebbe deragliare in recessione, mentre la Cina rischierebbe l’embargo tecnologico che teme dal 2019. Ecco perché il radar lock, benché incruento, è sintomo di deterrenza in declino, non di stabilità emergente (apnews.com).

“Il pericolo non sta nell’intenzione dichiarata, ma nell’incidente non previsto”, avverte Joseph Nye.

The Gist AI Editor

The Global Overview

Hollywood Inc.

A Hollywood cresce l’opposizione alla potenziale fusione tra Netflix e Warner, con sindacati come la Writers Guild of America che ne chiedono il blocco. Attori, sceneggiatori e proprietari di sale cinematografiche temono che un simile colosso possa portare a una drastica riduzione delle uscite nelle sale e a un calo dell’innovazione. A mio avviso, la concentrazione del potere creativo e distributivo in poche mani rischia di soffocare la concorrenza, limitando la diversità delle storie raccontate. Quando il mercato culturale si restringe, la vera vittima è la libertà artistica e, in ultima analisi, la scelta dello spettatore.

Fortezza Svizzera?

In Svizzera, una proposta del Partito Popolare per limitare la popolazione a 10 milioni di abitanti entro il 2050 sta guadagnando un consenso sorprendente, con quasi il 50% di sostegno in un recente sondaggio. L’idea di un tetto demografico, che verrà probabilmente sottoposta a referendum, solleva interrogativi fondamentali sull’apertura e la competitività del Paese. Sebbene la motivazione dichiarata sia preservare l’identità culturale e le risorse, una tale politica rischia di isolare un’economia fortemente globalizzata, limitando l’afflusso di talenti e contraddicendo i principi di un mercato del lavoro dinamico.

Questi dibattiti, dalla cultura di massa all’identità nazionale, saranno decisivi: ne seguiremo gli sviluppi nel prossimo The Gist.

The European Perspective

I Titani Tech alla prova della cultura

L’influenza dei giganti tecnologici sulla nostra visione del mondo è diventata materia di dibattito culturale e politico. A dimostrarlo, un progetto artistico in cui miliardari come Musk e Zuckerberg vengono ritratti come cani-robot dotati di telecamere, a simboleggiare come la loro tecnologia modelli la nostra percezione della realtà. Parallelamente, la tensione sale sul piano politico: il ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski ha replicato duramente a un post di Elon Musk che auspicava l’abolizione dell’Unione Europea. “Vattene su Marte”, ha scritto Sikorski su X, aggiungendo che sul pianeta rosso “non censurano il saluto nazista”. Un botta e risposta che ha subito trovato l’appoggio di Dmitry Medvedev, vice presidente del Consiglio di sicurezza russo, evidenziando fratture geopolitiche profonde.

La storia come arena politica

La crescente tendenza a rileggere la storia con le lenti del presente, spesso per scopi politici, emerge con forza dal dibattito sull’eredità coloniale in Messico. Tra la glorificazione della Conquista e un revisionismo talvolta anacronistico, gli storici cercano di tracciare un percorso lontano dalle tradizioni nazionaliste. Questo fenomeno, tutt’altro che isolato, risuona profondamente anche in Europa, dove le dispute sulla memoria storica e l’identità nazionale sono all’ordine del giorno. A mio avviso, assistere a come il passato venga strumentalizzato per polarizzare il presente è un segnale preoccupante; un “teatro delle ombre”, come lo definisce un analista, che distoglie dalle sfide reali della contemporaneità.

Il dilemma europeo dell’innovazione

Mentre l’Unione Europea aumenta la spesa complessiva in Ricerca e Sviluppo (R&S), emerge un paradosso che a mio parere frena il nostro potenziale. Secondo un’analisi, nonostante gli stanziamenti in R&S dei governi UE abbiano raggiunto i 123,7 miliardi di euro, lo 0,73% del PIL, la loro efficacia è minata da un’eccessiva burocrazia e dalla frammentazione dei programmi. Penso che questo rappresenti un freno a mano tirato sulla nostra economia. Affermare, come fece Einstein, che “la follia è fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi” descrive perfettamente la situazione. È vitale disegnare incentivi fiscali che non solo fomentino l’innovazione, ma che siano anche agili e accessibili per liberare le energie imprenditoriali.

Nuovi equilibri alle porte d’Europa

Un cambiamento significativo nella strategia di sicurezza nazionale statunitense, che sotto l’amministrazione Trump non definisce più la Russia come una “minaccia diretta”, ha ricevuto un’accoglienza positiva da Mosca. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha definito la mossa un “passo positivo”, in netto contrasto con gli approcci delle precedenti amministrazioni. Personalmente, ritengo che questa evoluzione imponga all’Europa una riflessione urgente sulla propria autonomia strategica e sulla coesione interna. In un mondo dove gli allineamenti possono cambiare rapidamente, la solidità delle nostre democrazie liberali e la nostra capacità di agire come un blocco unito diventano non solo un’opzione, ma una necessità.

Restate sintonizzati su The Gist per seguire come si evolveranno questi scenari.


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