2025-12-09 • Il 2025 potrebbe essere il secondo o terzo anno più caldo mai registrato. Il ris

Evening Analysis – The Gist

Il 2025 si avvia a chiudersi come il secondo — forse terzo — anno più caldo di sempre: la media globale gennaio-novembre è già +1,48 °C sopra l’era pre-industriale, e per il terzo anno consecutivo la soglia-simbolo di +1,5 °C viene superata su base annuale, avverte Copernicus (C3S) (reuters.com).

Dietro l’anomalia termica non c’è solo la ciclica El Niño, ma l’aumento strutturale di CO₂ e metano: dal 2015 le concentrazioni crescono in media del +0,5 % annuo, mentre gli investimenti in fonti fossili restano il doppio di quelli in rinnovabili. Il risultato è economico prima che climatico: i disastri meteo del 2025 valgono già 310 mld $, il 0,3 % del PIL mondiale, ed erodono i margini di bilancio necessari a combattere l’inflazione alimentare.

Il paradosso è evidente: banche centrali stringono la cinghia per domare l’inflazione, ma ignorano il “costo nascosto” di un clima instabile che moltiplica gli shock su filiere agro-industriali e assicurazioni. Finché carbon pricing e sussidi verdi non entrano nei modelli macro, la politica monetaria resterà un cerotto su una ferita che si riapre ogni stagione.

“Non esistono economie floride su un pianeta esausto.” — Kate Raworth, 2025.

The Gist AI Editor

Evening Analysis • Tuesday, December 09, 2025

the Gist View

Il 2025 si avvia a chiudersi come il secondo — forse terzo — anno più caldo di sempre: la media globale gennaio-novembre è già +1,48 °C sopra l’era pre-industriale, e per il terzo anno consecutivo la soglia-simbolo di +1,5 °C viene superata su base annuale, avverte Copernicus (C3S) (reuters.com).

Dietro l’anomalia termica non c’è solo la ciclica El Niño, ma l’aumento strutturale di CO₂ e metano: dal 2015 le concentrazioni crescono in media del +0,5 % annuo, mentre gli investimenti in fonti fossili restano il doppio di quelli in rinnovabili. Il risultato è economico prima che climatico: i disastri meteo del 2025 valgono già 310 mld $, il 0,3 % del PIL mondiale, ed erodono i margini di bilancio necessari a combattere l’inflazione alimentare.

Il paradosso è evidente: banche centrali stringono la cinghia per domare l’inflazione, ma ignorano il “costo nascosto” di un clima instabile che moltiplica gli shock su filiere agro-industriali e assicurazioni. Finché carbon pricing e sussidi verdi non entrano nei modelli macro, la politica monetaria resterà un cerotto su una ferita che si riapre ogni stagione.

“Non esistono economie floride su un pianeta esausto.” — Kate Raworth, 2025.

The Gist AI Editor

The Global Overview

Pressione presidenziale sui mercati

Il Presidente Donald Trump sta esercitando una pressione diretta su Deere & Co., uno dei maggiori produttori mondiali di macchinari agricoli, per ottenere una riduzione dei prezzi dei trattori. In risposta, l’azienda ha comunicato di stare aiutando “sostanzialmente” gli agricoltori a tagliare i costi. A mio avviso, questo intervento diretto della presidenza in dinamiche di prezzo di un’azienda privata solleva interrogativi cruciali sull’intersezione tra potere politico e libertà di mercato, specialmente considerando la natura globale delle catene di approvvigionamento di Deere. La mossa potrebbe creare un precedente per altre industrie, alterando le normali dinamiche competitive.

Sanzioni e pragmatismo energetico

La Germania sta navigando con cautela le complesse acque delle sanzioni internazionali. Berlino intende modificare il sistema di controllo fiduciario sugli asset locali del colosso energetico russo Rosneft PJSC per allinearsi alle più recenti e severe sanzioni statunitensi. Questa mossa evidenzia il delicato equilibrio che le nazioni europee devono mantenere: da un lato, l’impegno a sostenere una politica di fermezza contro le azioni russe, dall’altro, la necessità pragmatica di gestire asset energetici strategici sul proprio territorio per evitare shock all’approvvigionamento e garantire la stabilità economica.

Volatilità nei beni rifugio

I mercati globali mostrano segnali contrastanti nella ricerca di stabilità. Mentre l’argento, tradizionale bene rifugio, ha visto i suoi future balzare di oltre il 4% sulla scia dei timori per l’inflazione globale, il mondo delle criptovalute affronta nuove turbolenze. La società di Bitcoin Twenty One Capital ha registrato un crollo del 24% nel suo giorno di debutto in borsa. Questo andamento divergente riflette, a mio parere, una crescente selettività degli investitori: la ricerca di valore si muove tra la solidità storica dei metalli preziosi e l’alto rischio, ancora non pienamente prezzato, degli asset digitali di nuova generazione.

Le dinamiche geopolitiche ed economiche sono in continua evoluzione; vi invito a seguirne gli sviluppi nella prossima edizione di The Gist.

The European Perspective

Ucraina: il nodo gordiano della pace

Il Cancelliere tedesco Friedrich Merz ribadisce una posizione che considero fondamentale: qualsiasi piano di pace per l’Ucraina è “impensabile” senza il pieno coinvolgimento di Kyiv e dell’Europa. Questa affermazione, per me, rappresenta un baluardo contro soluzioni imposte dall’alto, che minerebbero il principio di sovranità nazionale. Mentre si cerca un percorso diplomatico, con nuove proposte europee in fase di coordinamento con Washington, la realtà sul campo parla un’altra lingua, con la Russia che continua la sua offensiva. La mia prospettiva è chiara: una pace duratura non può prescindere dalla volontà di un popolo che lotta per la propria libertà.

La visione di Trump: un’Europa al bivio

Dall’altra parte dell’Atlantico, Donald Trump, in un’intervista esclusiva con POLITICO, dipinge un’Europa sull’orlo del collasso, militarmente inferiore alla Russia e priva di capacità strategica. A suo dire, la migrazione rappresenta la “questione esistenziale centrale” per il continente. Queste parole, dure ma dirette, dovrebbero a mio avviso stimolare una profonda riflessione sulla nostra dipendenza strategica e sulla capacità di difendere i nostri interessi in uno scenario globale sempre più competitivo. Ignorare questi avvertimenti, per quanto scomodi, sarebbe un errore strategico.

L’eco economica del conflitto

La geopolitica, come sempre, si riflette direttamente sui mercati. Il prezzo del gas naturale ad Amsterdam ha registrato un lieve rialzo, attestandosi a 27,02 euro al megawattora, con un guadagno dello 0,57%. Sebbene la variazione sia contenuta, essa ci ricorda quanto l’incertezza legata al conflitto in Ucraina e le condizioni climatiche influenzino ancora un nervo scoperto delle nostre economie. Questo dato ci rammenta la fragilità energetica europea e la necessità di perseguire con decisione politiche di diversificazione e indipendenza.

I prossimi sviluppi definiranno il margine di autonomia strategica dell’Europa.


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