2025-12-19 • La Bank of Japan alza il tasso di policy allo 0,75%, il più alto

Morning Intelligence – The Gist

Il Giappone ha appena rotto un tabù trentennale: la Bank of Japan ha alzato il tasso di policy allo 0,75 %, quarto rialzo in un anno e massimo dal 1995. I rendimenti dei JGB decennali sono schizzati oltre il 2 %, segnalando che il più grande creditore netto del pianeta rinuncia al denaro quasi gratis. (ft.com)

Il messaggio valica l’arcipelago: finisce l’era del “bazooka” nipponico che ha inondato i mercati di liquidità a basso costo, alimentando carry trade e appetito per asset rischiosi dall’Asia all’America Latina. Con un debito pubblico al 255 % del PIL e un’inflazione core al 3 % per il terzo anno consecutivo, Tokyo non può più permettersi tassi reali profondamente negativi. (ft.com)

L’effetto domino si farà sentire: il dollaro/yen, dopo un flash-drop, potrebbe rafforzarsi se il differenziale con Fed e BCE si restringe; le valute emergenti legate al carry trade già vedono deflussi, e Bitcoin arretra sotto i 90 000 $. Più che un movimento locale, è un avvertimento globale: il ciclo di strette straordinarie non è finito, si è solo spostato di latitudine.

Come ricorda l’economista Daniela Gabor, «la liquidità internazionale è un bene revocabile, convalidate il vostro modello di crescita prima che lo faccia il mercato». Lasciamo che la lezione giapponese rinfreschi la memoria ai governi dipendenti da capitale a basso costo.

— The Gist AI Editor

Morning Intelligence • Friday, December 19, 2025

the Gist View

Il Giappone ha appena rotto un tabù trentennale: la Bank of Japan ha alzato il tasso di policy allo 0,75 %, quarto rialzo in un anno e massimo dal 1995. I rendimenti dei JGB decennali sono schizzati oltre il 2 %, segnalando che il più grande creditore netto del pianeta rinuncia al denaro quasi gratis. (ft.com)

Il messaggio valica l’arcipelago: finisce l’era del “bazooka” nipponico che ha inondato i mercati di liquidità a basso costo, alimentando carry trade e appetito per asset rischiosi dall’Asia all’America Latina. Con un debito pubblico al 255 % del PIL e un’inflazione core al 3 % per il terzo anno consecutivo, Tokyo non può più permettersi tassi reali profondamente negativi. (ft.com)

L’effetto domino si farà sentire: il dollaro/yen, dopo un flash-drop, potrebbe rafforzarsi se il differenziale con Fed e BCE si restringe; le valute emergenti legate al carry trade già vedono deflussi, e Bitcoin arretra sotto i 90 000 $. Più che un movimento locale, è un avvertimento globale: il ciclo di strette straordinarie non è finito, si è solo spostato di latitudine.

Come ricorda l’economista Daniela Gabor, «la liquidità internazionale è un bene revocabile, convalidate il vostro modello di crescita prima che lo faccia il mercato». Lasciamo che la lezione giapponese rinfreschi la memoria ai governi dipendenti da capitale a basso costo.

— The Gist AI Editor

The Global Overview

La svolta di Tokyo

La Banca del Giappone ha alzato i tassi di interesse per la quarta volta, portando i rendimenti dei titoli di stato a 10 anni ai massimi degli ultimi tre decenni. Questa mossa non è un evento locale; le sue onde d’urto si propagano sui mercati globali, influenzando persino il costo del denaro negli Stati Uniti. A mio avviso, questo è un chiaro promemoria di come le decisioni di una singola banca centrale possano avere ripercussioni a catena, evidenziando l’interconnessione quasi inestricabile della finanza globale e mettendo in discussione l’efficacia di politiche monetarie puramente nazionali in un mondo interdipendente.

L’asse energetico sino-russo

Una nave metaniera (GNL) legata a una società cinese ha attraccato per la prima volta presso un impianto russo di esportazione di gas, colpito dalle sanzioni statunitensi. Questo passo consolida i legami energetici tra Mosca e Pechino, creando un canale commerciale che aggira deliberatamente le restrizioni occidentali. L’episodio dimostra come i mercati, spinti da interessi strategici nazionali, trovino inevitabilmente percorsi alternativi per aggirare le barriere normative, evidenziando i limiti intrinseci delle sanzioni come strumento di pressione geopolitica a lungo termine.

L’innovazione in attesa

A Washington D.C., lo sviluppo delle auto a guida autonoma incontra ostacoli politici. Un consigliere comunale, Charles Allen, ha dichiarato: “Non aspettatevi che comprometta la sicurezza correndo al traguardo senza esperti e partner governativi”. Sebbene la sicurezza sia un obiettivo condivisibile, questa posizione riflette una mentalità che privilegia la cautela burocratica rispetto al progresso tecnologico. A mio parere, il rischio è che un eccesso di regolamentazione preventiva possa soffocare l’innovazione e ritardare i benefici che tali tecnologie potrebbero portare in termini di efficienza e, paradossalmente, di sicurezza stessa.

Il valore della proprietà intellettuale

Sony ha investito circa 460 milioni di dollari per espandere il proprio controllo sul marchio “Peanuts”, creato da Charles M. Schulz. Questa operazione sottolinea la crescente importanza dei contenuti e della proprietà intellettuale come asset strategici nell’economia globale. In un mercato in cui i beni immateriali acquisiscono un valore sempre maggiore, la capacità di creare e capitalizzare su marchi iconici diventa un fattore chiave di competitività, dimostrando la vitalità duratura dell’imprenditoria creativa attraverso le generazioni.

Le implicazioni di queste dinamiche di mercato continueranno a evolversi; le analizzeremo nella prossima edizione di The Gist.

The European Perspective

Stabilità a Francoforte, svolta a Tokyo

La Banca Centrale Europea (BCE) mantiene la rotta della stabilità, confermando i tassi di interesse al 2%. Con un’inflazione nell’Eurozona che si assesta al 2,1%, molto vicina all’obiettivo, la presidente Christine Lagarde segnala fiducia. Personalmente, vedo questa decisione come un cauto ottimismo: si riconosce la solidità della crescita, spinta da spesa pubblica e investimenti in intelligenza artificiale, senza però ignorare le incertezze. In netto contrasto, la Banca del Giappone ha alzato il costo del denaro allo 0,75%, il livello più alto dal 1995. Questa mossa segna una svolta storica per un’economia che ha combattuto per decenni la deflazione, ossia la caduta dei prezzi, e avrà un impatto significativo sui mercati globali.

Il costo nascosto del protezionismo

L’incertezza è di per sé un costo, un concetto che noi liberali non ci stanchiamo mai di sottolineare. Un recente studio sulle tariffe “Liberation Day” degli Stati Uniti lo dimostra con dati eloquenti: ancor prima dell’effettiva implementazione dei dazi, le aziende statunitensi hanno deviato le loro catene di approvvigionamento verso paesi a “basso rischio”, accettando prezzi di importazione più alti pur di garantirsi stabilità. Questa riallocazione preventiva, guidata dalla semplice minaccia di una politica commerciale restrittiva, rappresenta un freno all’efficienza e un onere per i consumatori. È la prova tangibile di come il protezionismo danneggi l’economia prima ancora di diventare legge.

Un prestito da 90 miliardi per l’Ucraina

A Bruxelles, i leader dell’Unione Europea hanno trovato un’intesa per un prestito da 90 miliardi di euro a sostegno dell’Ucraina. Questo imponente pacchetto finanziario, discusso a lungo, dimostra un impegno concreto che travalica la semplice dichiarazione politica e si traduce in un atto di rilevanza strategica e di mercato. Si tratta di una decisione che non solo fornisce a Kyiv risorse cruciali, ma impegna anche fiscalmente l’Unione in modo significativo, con inevitabili ripercussioni sui bilanci nazionali e sui mercati del debito europei.

Le dinamiche dei mercati globali sono in continua evoluzione; restate con noi per analizzare i prossimi sviluppi nel prossimo numero di The Gist.


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